09/05/2018
LIBRI
“Vuoti a perdere” il cui silenzio è un frastuono che va ascoltato, perché nessuno possa più dire “non sapevo che la mafia fosse un male”. Per la prima volta gli assassini dei giudici Livatino, Falcone e Borsellino si raccontano. Un confronto con i familiari delle vittime che coinvolge e interroga.
Non un libro sull'indulgenza, ma sulla conoscenza degli uomini e dei fenomeni che li hanno resi “mostri” da prima pagina. Parafrasando Primo Levi “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.
Sei i killer della mafia che, dal 41 bis del carcere di Sulmona, il cosiddetto “carcere dei suicidi”, si raccontano alla giornalista della Rai Abruzzo Angela Trentini nel libro “La speranza oltre le sbarre”. In mano un registratore e un libricino di Papa Francesco: è iniziata così l'inchiesta divenuta li libro.
“Vuoti a perdere”, cui “ogni forma di pietismo – sottolinea Trentini – sarebbe soltanto inutile, senza contare che si farebbe un torto anche alle vittime delle loro azioni e il dolore delle vittime è da tenere sempre ben presente”.
Le voci di chi ha ucciso e di chi porta dentro un dolore incancellabili, i partenti delle vittime, aprono un confronto e una riflessione rompendo il silenzio di quei “vuoti a perdere – sottolinea Gronchi – condannati a vivere lo stesso giorno all'infinito, ad abitare e a condividere una dimensione in cui drammi e miserie collettive, convivono con desideri e speranze individuali di riscatto”. Un riscatto che non è solo il loro, ma che “riguarda ognuno di noi”.
Perché dargli voce? Perché come ricorda Nando dalla Chiesa, si faccia proprio il monito dell'attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ai funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa affermò: “la mafia vuole il silenzio, la mafia uccide anche grazie al silenzio”.
Il silenzio di vite in qualche modo “segnate”, come quella di Domenico Ganci, figlio del boss Raffaele Ganci condannato proprio degli omicidi di Falcone e Borsellino, che senza cercare comprensione si racconta come un uomo convinto delle scelte fatte perché le uniche scelte possibili: “giudico la mia coscienza 'pulita' – afferma – perché ho inseguito tutto ciò che ho visto fare dai miei genitori. Ciò che per loro era giusto lo era e lo è ancora per me”. Una sorta di percorso obbligato da una storia già scritta che deve poter essere invece riscritta per quei ragazzi che non sembrano avere altra via d'uscita.
Tra le testimonianze raccolte dalla Trentini anche quelle di due degli assassini del giovanissimo Rosario Livatino, freddato mentre andava a lavoro il 21 settembre del 1990 e per cui è oggi in corso il processo di beatificazione di cui ci parla l'unico parente, Don Giuseppe Livatino nonché postulatore della causa che racconta aneddoti. All'epoca 38enne, il “giudice ragazzino” privo di scorta perché non voleva mettere in pericolo la vita di padri di famiglia, rivive anche attraverso le voci di chi, per lui, non ebbe alcuna pietà. Accade con Domenico Pace e la lettera olografa scritta a Papa Francesco e consegnata ad Angela Trentini “per raccontare chi ero e chi penso di essere oggi”; accade anche Gaetano Puzzangaro, “a Musca”, esecutore materiale del brutale assassino che racconta le sue “sciagure scelte” affermando di avere “il dovere morale di espormi come esempio fallimentare per tutti quei giovani che pensano di trovare nella criminalità organizzata eroismo, successo, soldi facili, rispetto”.
Un'inchiesta giornalistica che apre a riflessioni profonde che saranno al centro di una serie di incontri formativi in tutta Italia e le cui tappe sono consultabili sul sito: www.lasperanzaoltrelesbarre.it
Maurizio Gronchi, Angela Trentini, La speranza oltre le sbarre. Viaggio in un carcere di massima sicurezza, Edizioni San Paolo 2018, pp. 180, euro 16,00.
MAURIZIO GRONCHI presbitero della diocesi di Pisa, è professore ordinario di cristologia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, consultore della Congregazione per la dottrina della fede e della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Si prende cura pastorale di persone con disabilità fisica, psichica e socialmente svantaggiate. Con Edizioni San Paolo ha pubblicato: Amoris laetitia. Una lettura dell’Esortazione apostolica postsinodale sull’amore della famiglia (2016) e, insieme a Laura Capantini, La vulnerabilità (2018).
ANGELA TRENTINI giornalista professionista dal 1994, caposervizio e conduttrice nella redazione della Rai dell’Abruzzo, cura servizi e reportage dedicati al sociale e alla cronaca sia per la TGR che per le testate nazionali, tra le quali TG2 Dossier Storie. All’estero, attraverso la Rete Italia, propone alla comunità emigrata servizi dedicati alla cultura popolare e alle espressioni della “Cristianità”. E’ presidente regionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana. Esperta nei temi della marginalità, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, cura video didattici sul mondo carcerario.
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