Milano, 27 dicembre 2018 – Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz e nominata dal capo dello Stato Sergio Mattarella senatrice a vita, è stata eletta “italiana dell’anno” dal settimanale Famiglia Cristiana, nel suo numero speciale dedicato alle attese del nuovo anno.
«Abbiamo scelto lei», scrivono nell'editoriale di presentazione il direttore Antonio Rizzolo e il condirettore Luciano Regolo, «perché la sua lezione, portata da un trentennio nelle scuole, è una limpida e coraggiosa testimonianza. Liliana Segre, vittima del razzismo, che ha vissuto e poi ha imparato a vedere le proprie sofferenze, può insegnare a tutti noi, oggi, a continuare a osservare. A conservare il senso di quanto è accaduto allora, e a vigilare sull’oggi. A ricordare per combattere quell’indifferenza, quell’oblio, quelle paure, quei superficiali egoismi che favoriscono odi razziali, pregiudizi e ostilità varie».
«Non a caso», continua l’editoriale, «a ottant’anni dalle leggi razziali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto che a Liliana Segre andasse il massimo tributo delle istituzioni repubblicane. La sua nomina a senatrice a vita è un segnale importante in una fase storica come la nostra, di disinvolte smemoratezze, d’ignoranza diffusa, di irresponsabili e volgari slogan da stadio, di fantasmi che aleggiano sinistri nella vita pubblica e si fanno largo con parole d’odio e d’intolleranza di cui non ci si vergogna quasi più. La stessa senatrice Segre ci ha confidato di provare i brividi nel leggere le parole feroci con cui persone inqualificabili la bersagliano su Internet solo per il suo impegno civile. Scegliere Liliana Segre come italiana dell’anno per “Famiglia Cristiana” significa soprattutto ribadire che la fiamma della memoria non può e non deve spegnersi, che il ricordo è una cosa viva che va trasmesso da una generazione all’altra, come una candela che può accenderne un’altra».
Ma scegliere Liliana Segre ha significato anche rendere omaggio a una donna che «ha saputo trarre dolcezza» persino dagli orrori subiti, come scrive Mariapia Bonanate, sua amica di vecchia data, e che parla con trasporto della sua famiglia, dal marito perduto ai nipoti.