L’opinione pubblica si stava abituando al recupero di un nuovo ruolo di “capitale morale” in salsa “smartcity” per Milano, con la classifica de Il Sole 24 Ore che per due anni l’ha proclamata “città ideale”, quando è arrivato il Covid 19. Il virus e ha messo in discussione valori, stili di vita, mete, tempi e imposto una “cultura terapeutica” – come la chiama Garzonio – se si vuole superare la crisi. Nuove trasformazioni in vista? Sì, ma per “cambiare la storia prima che la storia cambi noi”, come disse Ermanno Olmi, il regista che sin dal capolavoro Milano ’83 rappresentò poeticamente le contraddizioni e insieme le immense potenzialità ambrosiane, il libro di Garzonio sposa la prospettiva che si avvii la Ricostruzione di Milano come nel dopoguerra, al fine di evitare il brutto vizio italiano che vorrebbe tutto tornasse come prima per non cambiare nulla. L’immagine de La città che sale, il quadro del futurista Umberto Boccioni (da cui il volume mutua il titolo) così milanese e così internazionale, è metafora della insopprimibile voglia di vita, è come una bussola per ripensarsi dopo la grave crisi pandemica, perché solo individuando le basi su cui la città ha avviato il cambiamento da protagonista negli ultimi anni sarà possibile attrezzarsi e ripartire, capitalizzando le migliori esperienze, coinvolgendo i giovani, valorizzando i modelli culturali che si sono mostrati più idonei a disegnare il futuro, così da superare anche gli inevitabili errori e rimediare a disuguaglianze, ingiustizie, emarginazioni.
Marco Garzonio, La città che sale, Edizioni San Paolo 2021, pp. 384, euro 22,00
MARCO GARZONIO ha due vocazioni diverse e complementari, giornalista e psicologo analista, unite da un amore profondo per Milano. Sul primo fronte in particolare ha seguito l’episcopato di Martini sin dagli inizi per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta. Vita di Carlo Maria Martini (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Ermanno Olmi soggetto e sceneggiatura. Della ricerca psicologica vertice è Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). Con Beato è chi non si arrende (2020), dedicato alla sua generazione nata con la guerra, ha dato compimento a un ciclo poetico pervaso di inquietudine religiosa e fiducia nella capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. È past president del Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA), dove ha funzioni di training, e presidente della Fondazione culturale Ambrosianeum.