In libreria dal 27 gennaio "La città che sale" di Marco Garzonio


"Milano da Tangentopoli al post-Expo, passando per il Covid, in attesa delle Olimpiadi, nel ricordo di Carlo Maria Martini". Prefazione di Giuliano Pisapia

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25/01/2021       LIBRI

Il libro è un viaggio nella Milano degli ultimi trent’anni. Con La città che sale Marco Garzonio colma una lacuna.Raccontando ciò che siamo stati riscatta la cronaca convulsa di un mutamento epocale e la colloca in una prospettiva di senso. Nella prima parte il volume ricostruisce le vicende che hanno cambiato il volto e l’immagine di una città venutasi a trovare non all’improvviso come si usa dire – Garzonio documenta le origini della disaffezione verso la politica e del malcostume – da “Capitale morale” a Tangentopoli. Nella seconda parte l’Autore mostra passo dopo passo le tappe del percorso che han portato Milano ad essere più bella, internazionale, possibile motore di una ripresa nazionale; lo fa raccogliendo i testi che dal 2000 ad oggi ha redatto in occasione del Rapporto sulla città. Con tale documento ogni anno la Fondazione Culturale Ambrosianeum monitora i principali fattori di sviluppo, gli impedimenti, le contraddizioni, le potenzialità, le prospettive, i sogni d’una Milano “laboratorio”, e non “modello” come spesso si dice impropriamente, perché – dimostra Garzonio – è qualcosa di statico il modello, da ripetere e riprodurre, mentre Milano è realtà in continua trasformazione, grazie a chi “ci si mette e si rimbocca le maniche”, nato qui o immigrato, da altre regioni o da Paesi lontani: Milano ha la creatività nel sangue, sa essere madre e non matrigna. Il passaggio tra quel che è stato e la responsabilità individuale e collettiva verso ciò che potrà venire Garzonio lo suggerisce nella parte finale del libro: un imperdibile “Piccolo Dizionario delle virtù ambrosiane”. Si tratta di 21 parole chiave che fanno da ponte tra le radici e la tradizione, da una parte, e il futuro di una cittadinanza attiva. Un denso indice dei nomi rimanda all’agenda di protagonisti e comprimari di questa storia di popolo, di progetti, di interessi, di difficoltà, di aspirazioni, di rivendicazioni, di frustrazioni, di paure, di sofferenze ancora così “fresca”, così “nostra”, così da riconoscere, da condividere, da discutere. Ciascun lettore troverà in La città che sale un pezzo di sé, del suo ambiente, del suo lavoro, dei suoi ideali, della sue critiche, delle sue piccole e grandi battaglie, delle sue appartenenze. Fare memoria con le testimonianze dirette prima che si perdano è una delle ambizioni del libro di Marco Garzonio. Leggendolo si potranno ripassare molte pagine; ad esempio: Tangentopoli come “sintomo” e non malattia; la Lega Nord che sale alla ribalta senza che Milano però diventi leghista; l’ascesa di Berlusconi, ma la permanenza di un’anima liberale; il ruolo di “defensor civitatis” del Cardinal Martini (che la Lega tentò di far cacciare), “punto di riferimento” riconosciuto da credenti e non credenti; l’avvicendamento di tanti sindaci diversi in pochi anni (tra loro la prima donna sindaco: Letizia Moratti) sino alla scoperta del “teorema di Einstein” che porterà Pisapia e il “popolo arancione” a Palazzo Marino; per giungere all’attuale Primo Cittadino, Beppe Sala, già pronto a una nuova contesa elettorale.

L’opinione pubblica si stava abituando al recupero di un nuovo ruolo di “capitale morale” in salsa “smartcity” per Milano, con la classifica de Il Sole 24 Ore che per due anni l’ha proclamata “città ideale”, quando è arrivato il Covid 19. Il virus e ha messo in discussione valori, stili di vita, mete, tempi e imposto una “cultura terapeutica” – come la chiama Garzonio – se si vuole superare la crisi. Nuove trasformazioni in vista? Sì, ma per “cambiare la storia prima che la storia cambi noi”, come disse Ermanno Olmi, il regista che sin dal capolavoro Milano ’83 rappresentò poeticamente le contraddizioni e insieme le immense potenzialità ambrosiane, il libro di Garzonio sposa la prospettiva che si avvii la Ricostruzione di Milano come nel dopoguerra, al fine di evitare il brutto vizio italiano che vorrebbe tutto tornasse come prima per non cambiare nulla. L’immagine de La città che sale, il quadro del futurista Umberto Boccioni (da cui il volume mutua il titolo) così milanese e così internazionale, è metafora della insopprimibile voglia di vita, è come una bussola per ripensarsi dopo la grave crisi pandemica, perché solo individuando le basi su cui la città ha avviato il cambiamento da protagonista negli ultimi anni sarà possibile attrezzarsi e ripartire, capitalizzando le migliori esperienze, coinvolgendo i giovani, valorizzando i modelli culturali che si sono mostrati più idonei a disegnare il futuro, così da superare anche gli inevitabili errori e rimediare a disuguaglianze, ingiustizie, emarginazioni. 

Marco Garzonio, La città che sale, Edizioni San Paolo 2021, pp. 384, euro 22,00

MARCO GARZONIO ha due vocazioni diverse e complementari, giornalista e psicologo analista, unite da un amore profondo per Milano. Sul primo fronte in particolare ha seguito l’episcopato di Martini sin dagli inizi per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta. Vita di Carlo Maria Martini (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Ermanno Olmi soggetto e sceneggiatura. Della ricerca psicologica vertice è Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). Con Beato è chi non si arrende (2020), dedicato alla sua generazione nata con la guerra, ha dato compimento a un ciclo poetico pervaso di inquietudine religiosa e fiducia nella capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. È past president del Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA), dove ha funzioni di training, e presidente della Fondazione culturale Ambrosianeum.


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