Nel 1990 Carlo Maria Martini pubblica la lettera pastorale Effatà, cui fece seguito, nel 1991, Il lembo del mantello, in cui ricorda che «notizia» non è merce, è comunità, deve renderci fratelli, non nemici.
Con Effatà, il Cardinale propone una sorta di teologia della comunicazione prendendo spunto dall’autocomunicazione di Dio all’uomo.
In Il lembo del mantello, a partire da un indovinato e vivace dialogo con il televisore, Martini traccia i criteri di una comunicazione che sia rispettosa della realtà e dell’uomo e che, proprio per questo, è in grado di diventare “lembo del mantello”, ovvero strumento di educazione e di crescita. Rileggere oggi questi testi, a dieci anni dalla scomparsa di Martini e a più di trenta dalla loro pubblicazione, ci consente di coglierne l’attualità e la lungimiranza, la profondità e la voglia di capire il mondo che ci circonda, di chiederci cosa significhi comunicare e fare informazione e di quale posizione la chiesa voglia assumere in tale contesto.
USCITE DALLA MASSA, Edizioni San Paolo 2022, pp. 237, euro 18,00
“GESÙ – SCRIVE MARTINI – CI RENDE DUNQUE
ATTENTI AL VALORE UNICO E IRRIPETIBILE
DI OGNI PERSONA E NOI, AFFASCINATI DAI MEDIA,
DAI GRANDI E INTRICATI NETWORK, NON DOBBIAMO
MAI DIMENTICARE QUESTO VALORE EVANGELICO
FONDAMENTALE: LA RELAZIONE TRA LE PERSONE.
ANCORA OGGI, DOPO UNA PANDEMIA
E CON UNA GUERRA TRA LE NOTIZIE DEL GIORNO,
DOBBIAMO GUARDARE AL MONDO
COME A UNA POSSIBILITÀ DI RELAZIONI”.
Dalla prefazione di Ferruccio de Bortoli
CARLO MARIA MARTINI (15 febbraio 1927 - 31 agosto 2012), gesuita e biblista, è stato prima docente di critica testuale e poi Rettore al Pontificio Istituto Biblico (Roma); dal 1979 al 2002 arcivescovo di Milano. Il suo pensiero è stato sempre caratterizzato dal primato della Parola di Dio, tanto da avviare fin dal 1980 nella sua diocesi la pratica della Scuola della Parola, ispirata al metodo classico della Lectio divina. Sapeva accostarsi alla Bibbia tenendo in conto sia la sua complessità testuale sia la sua dimensione contemplativa e orante, acquisendo così la capacità di confrontarsi e dialogare con le esigenze e i problemi della vita quotidiana. Uomo del dialogo tra le religioni, autore di libri apprezzati in tutto il mondo, la sua cultura e i suoi studi non sono mai stati un pretesto per allontanarsi dal mondo ma gli hanno permesso di parlare alle folle e attirare moltissimi giovani.
FERRUCCIO de BORTOLI, laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, è giornalista professionista dal 1975. Ha cominciato a lavorare al Corriere della Sera nel 1979 come cronista, per poi passare alle pagine economiche. È stato caporedattore dell’Europeo e de Il Sole 24 Ore. Nel 1997 viene nominato direttore del Corriere della Sera; lascia l’impegno nel 2003. Dallo stesso anno al 2005 è stato amministratore delegato di RCS Libri e presidente della casa editrice Flammarion. Dal 2005 al marzo del 2009 è stato direttore responsabile de Il Sole 24 Ore e direttore editoriale del Gruppo Il Sole 24 Ore. Dall’aprile 2009 all’aprile 2015 dirige per la seconda volta il Corriere della Sera. Dal 2015 è presidente della casa editrice Longanesi e dell’associazione Vidas. Collabora al Corriere della Sera e al Corriere del Ticino. Ha pubblicato L’informazione che cambia (2008); Consapevoli. Beati quelli che informeranno persone (con Papa Francesco, 2014); Faccio il prete, mi piace (2014); Poteri forti (o quasi), Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo (2017) e Ci salveremo, appunti per una riscossa civile (2019)